25 Anni di Ok Computer, il capolavoro dei Radiohead che inizia con lo schianto in auto di Thom Yorke

25 anni di ok computer
La copertina con lo svincolo che ripiega su se stesso

25 anni di Ok Computer, cavolo! Quel maggio 1997 stavo vivendo un periodo importante della mia esistenza. Avevo lasciato giovanissimo la mia vita adolescenziale per essere catapultato in quella lavorativa distante centinaia di chilometri da casa. Ero a Torino, in corso Brunelleschi dove mi ritrovai di notte a fissare il soffitto di una caserma mentre tutti dormivano. Con me la mia musica. Avevo ancora il walkman a cassette e come tutte le sere ero in procinto di avviare la Tdk da 90 minuti con la compilation che avevo preparato per quel viaggio. 

Quella sera, proprio il 21 maggio, mentre pensavo ai miei compagni del liceo che proprio quel giorno partivano senza di me per la gita del 5°, per errore o per fortuna, anziché play ho premuto lo switch tape/radio beccando un noto deejay di una famosa radio commerciale lanciare con enfasi il primo singolo del nuovo album dei Radiohead. Non credevo alle mie orecchie quando ho sentito l’attacco di piano e chitarra acustica di Karma Police. Sbam! Il giorno seguente dopo l’addestramento ero sul 15 direzione centro alla ricerca della Ricordi. Conobbi sul tram una ragazza che scese con me per accompagnarmi fin davanti l’ingresso, si chiamava Laura, si vedeva che aveva altro da fare ma scese con me, la salutai ed entrai cercando tra gli scaffali, poco dopo tornai indietro per chiederle di restare con me o quanto meno per avere un suo contatto. Non c’era più. Ebbene sì, la mia prima versione di Ok Computer fu una musicassetta per la quale mi ero fatto scappare una delle tante ragazze che non sono diventate donne della mia vita. Gli ingredienti c’erano tutti, malinconia, nostalgia di casa, emozione per essere entrato nel mio futuro, rosicata per un’occasione persa e una cassetta dei Radiohead in mano. Potevo benissimo cercare uno spacciatore ai Murazzi.

Invece corsi al parco del Valentino mi sdraiai a terra e stavolta play. Mi innamorai all’istante, non ci crederete mai ma poche volte mi sono sentito così felice come al termine del lato B di Ok Computer. Quel pomeriggio, ero nato di nuovo. Avevo trovato un perché. Fu la prima di una serie infinitamente lunga di volte in cui ho ascoltato questo capolavoro, saltando spesso Fitter Happier, lo ammetto.

Ora, sono sicuro che se mi conoscete e se siete arrivati fin qui vi starete chiedendo se abbia intenzione o meno di essere un vlogger di bici e mobilità o un nostalgico narratore del mio passato di appassionato musicale dalle occasioni perse. Tutte e due le cose. Una cosa infatti che in pochi conoscono e che giustifica il perché lo stia scrivendo qui è il legame strettissimo tra questo disco e il tema del pericolo legato all’uso dell’automobile. Sembra quasi che questo disco, inconsapevolmente perché i testi ho iniziato ad analizzarli solo parecchi anni dopo, abbia giocato un ruolo importante nella formazione della mia sensibilità da Bringyourbike. Thom Yorke, voce e anima dei Radiohead ha sempre avuto una forma di avversione per l’automobile ma quello che ha segnato più di tutto la sua esistenza è stato un grave incidente in auto a causa del quale stava per morire. 

È dalla rielaborazione dell’incidente, dalla trasformazione in musica e parole dei ricordi successivi al “car carsh” insieme ad una analisi critica dell’attuale modello di sviluppo economico e spirituale delle società moderne, dell’alienazione che produce sull’individuo, che nasce Ok Computer.

Il disco infatti si apre con il più eloquente dei brani post-incidente e si chiama “Airbag”. Sono le note basse di chitarra elettrica, come ad imitare una viola, che introducono gli altri strumenti, in modo atipico ed intermittente, quasi psichedelico, quasi senza bassi. 

Una trasposizione riuscitissima di quello che può essere la percezione della realtà di una persona che esce dal coma. Rappresentazione musicale poi suffragata dal testo che racconta la prima cosa che vedono quelli che si risvegliano in ospedale, il soffitto: In the neon sign scrolling up and down I am born again – Sono nato di nuovo. Il testo a tratti visionario diventa invece tanto elementare quanto efficace quando Yorke ci racconta che

“In a fast German car I’m amazed that I survived An airbag saved my life”

L’album, molto complesso, si sviluppa ed affronta altre tematiche che tanti altri bravi blogger hanno già affrontato prima di me e termina con un urlo, nell’ultima traccia del disco, The Tourist, con cui voglio concludere e analizzare questo articolo, qui insieme a voi:

“Hey man, slow down, slow down”

“Idiot, slow down, slow down”

Dallo specifico atteggiamento alla guida spegiudicata, ma forse dalla semplice guida e basta, attraverso l’allegoria di un turista che corre per la città guardando la cartina senza rendersi conto della realtà attorno a lui, oggi potremmo dire la stessa cosa del telefonino, Thom sembra disperatamente chiedere a se stesso e a tutto il mondo di rallentare, di calmarsi. L’impostazione del canto nelle due strofe, dapprima energica e disperata, va a terminare nell’ultimo “slow down” malinconica e rassegnata. Quello che prima chiama uomo sembra essere sordo ad ogni avvertimento della logica, del buon senso, della natura, dell’istinto. 

Ma non sordo per ipoacusia ma per incapacità di accorgersi del pericolo, del suicidio. Tanto sordo che nella seconda riga l’uomo diventa un’idiota, che non farà altro che correre per poi andarsi a schiantare, uno schianto tanto forte che ci riporta all’inizio dell’album, ad Airbag, tanto forte da essere paragonato alla “next world war”, potente come un “Interstellar burst” dal quale forse, ma forse no, arriverà qualcuno “to save the universe, again”. Questa fottuta umanità che sembra incapace di autogestirsi, che sembra sempre aver bisogno di qualcuno che venga a salvarla. Parole poetiche che 25 anni dopo corrono il rischio di diventare tremendamente profetiche.

Aneddoto: Yorke stava per finire intossicato durante le riprese del video di Karma Police. Una rappresentazione onirica del concetto di ineluttabilità del destino reso benissimo da un uomo che tenta di sfuggire alla cattura o all’investimento da parte di un’auto. Egli sembra non avere scampo quando….https://youtu.be/nbCOAPR33ME

 

Con questo articolo si apre il mio blog. Spero di non avervi deluso. Io cercavo qualcosa di particolare per la mia prima volta e l’ho trovata premendo play. Dunque buon ascolto… Loreto

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